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È venuto in galleria un uomo elegante, piacevole con un sorriso disarmante e mi ha portato dei quadri a pastello: bellissimi turbanti, a volte senza viso sotto, ma disegnati, o meglio colorati egregiamente. I colori dei turbanti di Giordano fanno venire in mente le cose belle della vita: azzurro, come il cielo d’estate, arancio del Sole al tramonto e rosso-passione. Non è importante vedere i visi sotto: non lo è perché bellissimo e già parlante è il disegno, che arriva dall’India, paese che Giordano ha molto amato, e del quale conserva un ricordo nitido, presente in tutti i suoi dipinti. La pittura di Giordano, però, non è solo turbanti; dipinge pensando al bello del quale è innamorato, la sua frutta dipinta è strepitosa, i pomodori rossi tinteggiati da lui bastano a riempire una stanza, tanta è la luce che riflettono: il rosso, il verde delle foglie e la luce dei suoi colori…
V’è altro, però, in Carlos Giordano, i suoi nudi sono belli e inquietanti: i corpi degli uomini nudi sono pieni di marchi, quei marchi che in Argentina si mettevano sulle bestie per bollarle. Non è facile spiegare perché gli uomini per Giordano sono carne da vendere, più che altro carne da scoprirne l’anima.
In Umbria gli è stata dedicata una splendida mostra, “Body & Soul” proprio sul rapporto che esiste tra il possesso di un corpo desiderato e l’anima che ne viene fuori. Possedere un corpo è possederne l’anima, più difficile certamente, e Giordano vuole capire come si fa, soprattutto dove è l’anima. Questo tema ricorre anche nei colori
I dipinti di Giordano cambiano molto durante la vita; ha cominciato a sei anni, ha esposto a Parigi, a New York, ha una storia pittorica molto importante e ha una serie di esperienze nel mondo che lo hanno portato a capire, o meglio a scoprire l’uomo.
A volte dimentica la propria esperienza di viaggio e volutamente comincia a dipingere solo della meravigliosa frutta e ortaggi, in quadri molto grandi, che riempiono intere stanze… Anche nella frutta c’è l’anima che vuole incontrare; c’è la fine di una storia di vita che si seccherà, morirà. Nella sua vita forse questo dualismo è indimenticabile…
Daniela Semprebene
La figura umana serve a Carlos per rappresentare la vita dei personaggi che hanno condiviso un tratto della vita dell’autore. L’utilizzo del bianco e nero permette a Carlos di presentare il corpo umano spoglio, a momenti spietato mentre che l’aggiunta del colore ammorbidisce lo stile e rende la figura duttile, quasi malinconica.
Le nature morte di questa mostra ci mostrano un Carlos differente. Il genere della natura morta nasce quando gli oggetti della vita domestica occupano lo spazio pittorico. Di conseguenza Il messaggio è più immediato, sensoriale e ci arriva direttamente al cuore. Dalla raffigurazione esatta e compiaciuta di cose di nessuna importanza come frutta, ortaggi e vivande alla riflessione sulla caducità della vita… Tuttavia alla base di queste opere c’è un disegno ricercato e formale perché per Carlos il disegno è “parola”.
E. Aguero
Quasi tutti conosciamo e amiamo i pomodori. Eppure Carlos Giordano ha creato un’opera per risensibilizzarci sulla loro sorprendente bellezza. Carlos ci ricorda che noi amiamo soltanto un aspetto delle cose che ci circondano mentre ci sono tanti altri che diamo per scontati.
Carlos guarda gli oggetti conosciuti come lo farebbe un extraterrestre, riscoprendoli con un senso di stupefazione e incoraggiandoci a fare lo stesso. L’artista sa qualcosa su di noi, su come la quotidianità assopisce la nostra capacità di captare quello che è fondamentale e ci costringe a concentrarci per uno o due minuti sulla bellezza che ci circonda. Lui ravviva la nostra curiosità e ci coinvolge nelle sue scoperte.
Noi dovremmo fare con tante altre cose e persone quello che Carlos ha fatto con i pomodori vale a dire apprezzarli come se fosse la prima volta che li vediamo, cominciando se non altro, con quelli che ci stanno più vicini.
Jean Paul Van Loon
In questi momenti in cui gli artisti si rifugiano e si occupano di non luoghi, ovvero quei temi o quei posti che sono simili o assimilabili in tante parti del mondo, Carlos Giordano, artista argentino, sceglie e riscopre una parte caratteristica, quasi fondante, profonda della identità del paese sudamericano: las marcas. Las marcas sono quei simboli, quei “timbri” che vengono applicati a marchio sulla pelle del bestiame per identificare la proprietà degli animali. Sono una specie di geroglifici di fogge particolari che sono il linguaggio della proprietà, del possesso, dell’amore in termini esclusivi (si rimane meravigliati della fantasiosa varietà di questi simboli!)
Giordano trasporta questi segni di proprietà sul corpo umano. Sono corpi di uomini posseduti, voluti o desiderati. Las marcas entrano e escono dal corpo, lo marchiano e lo risparmiano. Certe volte delineano solo in parte il corpo maschile, quasi a simboleggiare desideri localizzati. Talvolta sono lì accanto e lo lasciano libero. Sono vicino, quasi minacce.
Las marcas non sono tatuaggi, sono segni profondi, non tengono conto dell’individualità di quel corpo a cui vengono imposti. I corpi dalle sembianze scultoree sono raffigurati a pezzi, i volti non visibili. Nel loro anonimato questi corpi sono solo ormai in balia dei segni del possesso.
Il corpo (body) si libera dalla proprietà e l’anima (soul) riprende il suo posto. L’anima prevale e si concretizza nella raffigurazione delle calle. Il fiore della purezza per antonomasia. Fiore dai connotati molto femminili che contrasta con la raffigurazione di corpi esplicitamente maschili. Calle sospese nel vuoto si librano nel nero del fondo del quadro e si concretizzano quasi astratte ai nostri occhi diventando esse stesse simboli. Simboli dell’essere e non dell’avere.
L’abile uso del colore esalta ancora una volta questo binomio. I pastelli (oggi tecnica rara) principalmente così come i colori acrilici portano alla luce l’anima e il corpo. Da una parte i corpi dai colori caldi e tenui vengono spezzati dalla dinamicità della linea incisa de las marcas, dall’altra le calle vengono sublimate dal contrasto chiaro scuro di un disegno tratteggiato sull’unità monocromatica dello sfondo. Da una parte
stabilità dall’altra movimento. Da una parte corpo dall’altra anima.
Giulia Passalacqua
In momenti come questi in cui tanti artisti si rifugiano e si occupano di non luoghi, ovvero di temi o posti che sono simili o assimilabili in tante parti del mondo, Carlos Giordano sceglie un posto geografico puntuale: il Rajasthan nell’India settentrionale.
Da quel luogo Carlos ha scelto il turbante maschile, classico copricapo indiano che lì raggiunge il massimo dell’elaborazione e dove assume vari significati sociali ed infinite forme di acconciatura. Carlos ne rimase affascinato di queste “pezze di stoffa colorata e luminosa” usata doppia e acconciata in maniera voluminosa dai principi in circostanze solenni ma anche dagli anziani per mantenere testa e collo caldo durante l’inverno.
Sulla base da qualificate, ma anche gioiose e stimolanti ricerche, Carlos Giordano ha realizzato la stupefacente serie “CON TURBANTE” dove lunghe e contorte fettucce di seta in mille colori, avvolgendosi in se stesse, diventano copri capi protagonisti sui volti sottostanti.
L’abile uso del colore esalta il significato di queste pezze di tessuto. I pastelli, pigmenti allo stato quasi puro e oggi tecnica riscoperta, abbinati ai colori acrilici e acquerello, portano alla luce l’anima dell’indossatore.
I colori energici dei turbanti vengono spezzati dai colori caldi e tenui degli abiti e dalla dinamicità della linea incisa con l’inchiostro. Lo sfondo, quasi sempre agitato e vorticoso ci racconta più cose sulla geografia dei protagonisti. Da una parte stabilità dall’altra movimento. Da una parte corpo dall’altra anima.
Edoardo Archimede Maria Liberio
Ho avuto la fortuna di incontrare Carlos Giordano, un cittadino del mondo, vagabondo, curioso di tutto e amante del bello: pittore, che il bello lo sa creare oltre che percepire e apprezzare. Ho quindi scoperto, attraverso l’esame di diverse sue opere e momenti, un pittore, un artista geniale per i suoi studiati contrasti nell’amalgamare materiali diversi (carboncino, matita, pastello, acquerello, china, inchiostro, acrilico, tempera, etc.), nell’uso sapiente del colore su supporti differenti come carta, cartone, cartone telato. Il tutto fondato da serie, ma sempre gioiose e stimolanti ricerche, verifiche, prove che Carlos Giordano esegue per confermarsi Maestro della linea e del disegno, delle mille sfumature cromatiche che possono uscire da una tavolozza, della prospettiva, dei volumi, delle profondità strutturali, ma soprattutto del dinamismo e della vitalità di tutti i più diversi temi e soggetti trattati.
Nello specifico e a conferma di quanto sopra ho potuto osservare la straordinaria varietà tematica delle opere di Carlos nel corso della sua carriera, frutto di un gioco curioso e stimolante: si passa dal nudo d’arte dove si nota uno studio anatomico scrupoloso, quasi Leonardesco, dei corpi umani al ritratto classico e contemporaneo, dal tema “fiori, frutta, ortaggi vari” alla scoperta delle meduse minuziosamente dettagliate nei loro movimenti e trasparenze, dal paesaggio alla luce e colori armoniosamente accostati in “Brazil” alla sbalorditiva serie “I turbanti indù” dove lunghe e contorte fettucce di seta in mille colori, avvolgendosi in se stesse, diventano copricapi protagonisti sui volti umani sottostanti.
Quanti temi trattati, quanta diversità, ma anche quanta armonia stilistica nelle opere di Carlos!. Sì, è così, ma attenti: in tutti i suoi lavori, passati e recenti, l’unica parte statica è la cornice; il resto è movimento, dinamismo, è il soffio che alimenta la fiamma e la fa rivivere e splendere. E’ il soffio vitale che Carlos Giordano trasmette alle sue opere rendendole tutte uniche nella loro diversità. Un osservatore attento lo sente, sente come me una piccola scossa alla bocca dello stomaco: si è incontrato con l’Arte, quella vera, quella che crea emozioni.
Questo per me è Carlos Giordano: l’Artista dal Soffio Vitale.
Edoardo Archimede Maria Liberio
L’anima degli oggetti
I soggetti di questa mostra sono scelti soltanto come pretesti pittorici, perché l’artista cerca di trovare bellezza, poesia, ironia là dove si ritiene non andassero riconosciute.
I quadri di Carlos si distinguono dal modo in cui viene usato il pastello: variano in essi l’ampiezza e la dimensione del disegno, il loro ritmo e la compattezza dello stato finale di pigmento allo stato puro.
I quadri di Carlos suggeriscono riposo ma anche movimento come si osserva in una serie di composizioni diagonali. Anche il gioco di colori vivaci/spenti aggiunge dinamismo alle opere il quale viene evidenziato con un straordinario contrasto di colori caldi accostati a delle tinte tenui.
Questa rassegna racconta il percorso dei lavori fatti nel periodo che va dal 1990 al 2010 e mai presentati prima. Qualche lavoro rivisita i temi trattati in precedenza in una nuova ottica.
L’utilizzo del bianco e nero permette a Carlos di presentare il corpo umano spoglio come una realtà nuda e cruda, senza sfarzi né ostentazioni, a momenti spietata. L’aggiunta del colore a pastello ammorbidisce lo stile e rende la figura duttile, spontanea e gentile, quasi malinconica. La figura umana serve a Carlos per rappresentare la vita (“LIFE”) dei personaggi raffigurati che narrano anche un tratto di vita dell’autore e dell’immaginario collettivo.
Le nature morte e i paesaggi di questa mostra ci mostrano un Carlos differente. Il messaggio è più immediato, sensoriale e ci arriva direttamente al cuore e al sorriso. Esse trasmettono allegria e sorpresa e ci permettono di scoprire la bellezza (e l’Arte) nelle cose quotidiane. Tuttavia alla base di queste opere c’è un disegno ricercato e formale, a volte sottolineato con l’inchiostro o il grafite a volte coperto col pastello, ma sempre vigente.
Infine l’opera di Carlos ha la doppia temporalità dell’ironia: il senso non ci è chiaro subito, ma dopo un certo tempo in seguito al quale il sorriso illumina l’oscurità.
R. Garofalo
Zucche, carote, banane, frutta e verdura, ripetizioni di oggetti comuni, isolati dal loro contesto, modificati attraverso i processi di ingrandimento e l’esaltazione del colore, e poi inseriti in un’atmosfera sognante, quasi magica: sono le opere di Carlos Giordano esposte nella mostra “Luci della natura II”.
“Viva Perugia”
Zucche, carote, banane, frutta e verdura, ripetizione di oggetti comuni, isolati dal loro contesto, modificati attraverso i processi di ingrandimento e l’esaltazione del colore, e poi inseriti in un’atmosfera sognante, quasi magica: sono le opere di Carlos Giordano, esposte nella mostra “Luci della natura” che apre i battenti sabato (alle 18) presso la Libreria Edizioni Cardano.
Per l’artista argentino l’oggetto rappresentato non ha più alcun nesso con il suo utilizzo originario. I soggetti sono scelti soltanto come pretesti pittorici, perché Giordano cerca di trovare bellezza, poesia, ironia là dove si ritiene non vadano riconosciute.
Un aspetto notevole del suo operato è proprio l’ironia: “Altri artisti non hanno l’intenzione di divertire. Io invece, si”. E aggiunge: “Il problema non è mai cosa dipingere ma come dipingere”. I suoi quadri si distinguono in effetti dal modo in cui viene usato il pastello: varia l’ampiezza e la dimensione del disegno, il ritmo e la compattezza dello strato finale di pigmento allo stato puro, e suggeriscono riposo ma anche movimento, come si osserva in una serie di composizioni diagonali.
Anche il gioco di colori vivaci e spenti aggiunge dinamismo alle opere, evidenziato con uno straordinario contrasto di colori caldi accostati a delle tinte tenui. Per dirla con le parole dell’artista: “Vorrei restituire alle cose di tutti i giorni la loro vitale e imprescindibile importanza”.
La Provincia Pavese 3/10/12
L’associazione Umbria Film Festival organizza la XV edizione del già noto Festival. L’Umbria Film Festival è una manifestazione che si propone di offrire una panoramica del cinema italiano ed europeo privilegiando i giovani talenti e la ricerca, programmando cortometraggi, lungometraggi e documentari.
I lungometraggi presentati prevedono una scelta tra la migliore produzione mondiale con un occhio di riguardo per il cinema italiano ed europeo. Film inediti e anteprime italiane generalmente fuori dai circuiti della programmazione nelle sale.
Nell’ambito del Festival l’artista Carlos Giordano è stato chiamato a collaborare con una mostra diffusa dei suoi disegni nelle diverse strutture di Montone che partecipano all’Evento. E dunque bar, ristoranti, alberghi e negozi del centro storico sono stati abbelliti con dei disegni di Carlos per far conoscere al pubblico amante del cinema un’altra fase dell’arte che complementa e accompagna il Festival.
La Natura Morta nasce quando gli oggetti della vita domestica occupano lo spazio pittorico. I quadri di Carlos con i loro dettagli sorprendenti e la loro illuminazione atmosferica, oltre ad essere una delizia per gli occhi esprimono un ulteriore livello di significato, come per esempio riflessioni sulla caducità della vita nella frutta che comincia a marcire.
I quadri di Carlos suggeriscono riposo ma anche movimento come si osserva in una serie di composizioni diagonali. Anche il gioco di colori vivaci – spenti aggiunge dinamismo alle opere con uno straordinario contrasto di colori caldi accostati a delle tinte tenui.
B. Ricci